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Uno degli elementi più importanti durante la presa in carico di un soggetto in una prima visita osteopatica è la sicurezza. Fin dalle prime fasi della seduta, all’osteopata interessa analizzare attentamente il caso per comprendere se i sintomi del paziente siano effettivamente di pertinenza osteopatica, oppure se siano necessari degli approfondimenti di natura medica.
Quindi, in presenza di controindicazioni al trattamento osteopatico o qualora non vi siano abbastanza informazioni per valutare la pertinenza dell’intervento osteopatico, l’osteopata può consigliare di consultare altre figure professionali per maggiori approfondimenti circa la presa in carico della presentazione clinica del paziente.
A differenza dell’osteopata, le figure sanitarie mediche come il fisiatra possono fare diagnosi di patologie ed eventualmente di prescrivere esami strumentali e percorsi terapeutici specifici. Per esempio, dopo aver valutato il paziente, il fisiatra effettua una diagnosi medica e realizza il cosiddetto progetto riabilitativo individuale, appositamente disegnato in base alle specifiche caratteristiche cliniche individuate. Molto spesso il fisiatra invia poi i soggetti al fisioterapista, ma in alcuni casi può anche chiedere il supporto dell’osteopata all’interno di una strategia di approccio interdisciplinare.
Il fisiatra non va invece confuso con un altro specialista del muscolo-scheletrico, ovvero l’ortopedico, un medico che si avvale della chirurgia per supportare tutte quelle lesioni che non hanno trovato un sufficiente beneficio dal trattamento di tipo conservativo, tra cui anche quello osteopatico.
Ogni professionista deve avere ben chiaro il perimetro delle sue competenze: la collaborazione fra i vari specialisti è fondamentale per supportare il paziente nel raggiungimento del maggior livello possibile di qualità di vita.
Perciò, quando un paziente presenta segni o sintomi la cui gestione va al di là di questo perimetro, è molto importante rassicurarlo, farlo sentire accolto all’interno di un processo gestionale in cui non dovrà sentirsi abbandonato, ma consapevolizzato sulle motivazioni alla base dell’invio ad un altro professionista.
Qualora il paziente venga inviato ad un altro specialista, quindi, non ci si trova di fronte ad un abbandono o un rifiuto nella sua presa in carico da parte dell’osteopata, ma si tratta di una modalità di gestione ponderata, che mira fortemente a preservare la sua sicurezza.