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Sicuramente questo sarà un periodo che verrà ricordato a lungo nella storia dell’osteopatia in Italia. Negli ultimi anni si sono verificati molti eventi importanti per la professione osteopatica e per la sua piena regolamentazione tra le discipline sanitarie. Tra questi, vogliamo concentrare la nostra attenzione su uno in particolare: la definizione del profilo professionale dell’osteopata.
All’interno del documento che definisce formalmente la professione dell’osteopata, su cui è apposto autorevolmente il timbro del Consiglio dei Ministri del Presidente della Repubblica, l’osteopatia è stata inquadrata all’interno dell’area della prevenzione.
Proprio per questo abbiamo deciso di spiegarvi più nel dettaglio che cosa vuol dire “prevenzione” e quali sono le sue possibili declinazioni in ambito clinico osteopatico.
Normalmente è usuale pensare che “prevenzione” significhi solamente un processo in cui si cerca di impedire il verificarsi o il diffondersi di fenomeni nocivi per la salute. Non è una definizione sbagliata: è una definizione parziale. Infatti, esistono ben tre forme di prevenzione, che sono i campi d’azione del professionista osteopata:
- Prevenzione primaria: consiste nell’ostacolare l’insorgenza di disturbi clinici nella popolazione sana o asintomatica. In questo particolare settore, l’osteopata ha un ruolo molto importante nell’individuare possibili elementi disfunzionali, che potrebbero in futuro causare dei veri disturbi clinici. Tra questi possiamo individuare per esempio la presenza di particolari stili di vita sedentari. In quest’ottica, durante il consulto osteopatico, si cerca di instaurare tra osteopata e paziente un solido rapporto terapeutico con l’obiettivo di sviluppare nel paziente stesso consapevolezza del suo stato di salute, delle sue credenze e delle sue risorse.
- Prevenzione secondaria: mira ad arrestare o ritardare gli effetti di disturbi già esistenti attraverso diagnosi precoce e terapia appropriata. Una specifica tipologia di pazienti riconducibili a questa categoria sono, per esempio, quelli con disturbi muscolo scheletrici acuti o di recente insorgenza. In questo caso lo scopo dell’osteopata è agire precocemente sulle cause del dolore e fornire al paziente un valido supporto per instaurare il cosiddetto processo di autoguarigione, ossia fare in modo che il paziente diventi sempre più autonomo nel riconoscere segni e sintomi che stanno alternando lo stato di benessere ed eseguire degli esercizi che migliorino la mobilità articolare e l’elasticità tissutale.
- Prevenzione terziaria: che interessa prevalentemente persone con disturbi cronici, neurologici, geriatrici o a volte anche oncologici. È mirata a ridurre la frequenza delle complicanze e delle invalidità funzionali conseguenti malattie già manifeste, a ritardarne le recidive e impedirne il passaggio ad uno stato di cronicità. L’osteopata, soprattutto in questo caso, fornisce supporto non solo al paziente, ma anche ai loro famigliari o caregivers. Questo fa sì che si crei una vera e propria alleanza terapeutica, che facilita sia la raccolta di informazioni cliniche rilevanti, sia il costante rimaneggiamento degli approcci terapeutici.
In tutte queste forme di prevenzione, l’osteopata spesso non ha un ruolo di solista, ma collabora assieme ad altri professionisti della salute secondo l’approccio multidisciplinare. Lo scopo è supportare al meglio il paziente sia nella fase diagnostica, sia ovviamente in quella terapeutica.